Julie Otsuka
Venivamo tutte per mare
Partivano dal Giappone già sposate con uomini di cui avevano la foto, per andare a raggiungerli in America.
Viaggio infernale in terza classe.
“Sulla nave eravamo quasi tutte vergini. Avevamo i capelli lunghi e neri e piedi piatti e larghi, e non eravamo alte. […] alcune di noi avevano appena quattordici anni ed erano ancora bambine “
I loro bauli pieni di cimeli, abiti tradizionali, oggetti di vita quotidiana rappresentano la vita in Giappone che si sono lasciate alle spalle. Un giorno bruceranno quei bauli, pieni di sogni e aspettative di miglior vita.
L’arrivo a San Francisco si è svelato un disastro, quelle foto non erano vere, alcune avrebbero voluto tornarsene a casa. Ad aspettarle la prima notte di nozze, tutto fuorché qualcosa di piacevole.
Da subito infatti il lavoro sfibrante, chine a raccogliere fragole o quello che c’era da cogliere nei vari momenti nei campi, alcune a strofinare i pavimenti delle donne bianche, alcune a lavorare nei motel, tutte comunque a lavorare per pochi soldi e tanta fatica.
Dura imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura; l’esperienza del parto e della maternità, con l’impegno a crescere figli che alla fine rifiuteranno le proprie origini e la propria storia, si sentivano americani e si vergognavano della loro famiglia.
Una comunità , quella dei giapponesi, legati tra loro e soprattutto lavoratori indefessi.
il devastante arrivo della guerra, l’attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici e internarli nei campi di lavoro.
A poco a poco tutte le famiglie giapponesi spariscono.
Fin dalle prime righe, la voce collettiva fa entrare dentro un vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai tregua.
Il coinvolgimento è immediato la storia ed il modo in cui scritto questo libro è davvero interessante
Tratto da storie vere che la scrittrice ha avuto modo di conoscere.
Una bella lettura.
Anna