Rogozov

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Mauro Maraschi
Rogozov

A cura di Anna Cavestri 

Si racconta, Ruggero Gargano, ad un interlocutore che lo trova dopo essere scomparso nel nulla, abbandonando la figlia, presso il Sanatorio di Castorp, una comune salutista che offre vitto e alloggio in cambio di forza lavoro.

E già la comunità e il suo regolamento la “dice lunga “. In fondo però è quella giusta per Gargano, personaggio particolare, dall’infanzia non facile, che si avventura nella vita facendo i lavori più strani, ( la ricerca dei soldi è un ossessione per lui, ed “il fine giustifica i mezzi “) incontrando personaggi più strani di lui. Incontra donne che con la stranezza vanno a nozze, l’ultima delle quali lo abbandona con una figlia. Figlia che somatizza il malessere con una forma di meteorismo piuttosto grave e imbarazzante per lei.

Gargano ha delle idee chiare circa le malattie, di per se nemmeno tanto sbagliate, se non fossero estremizzate.
“ Noi siamo quello che mangiamo e le malattie devono essere curate con l’alimentazione “

Ed è così che pensa di curare la figlia, che poveretta non migliora affatto, anzi.
Ed è lotta anche con lei.

E quando lei scappa, lui non la cerca
e a modo suo si da pure delle risposte:

”Perché puoi essere il padre migliore del mondo, ma non riuscirai mai ad assicurarti che i tuoi figli stiano sereni, per il semplice fatto che ogni epoca presenta avversità……..del tutto imprevedibili che turberanno l’adolescenza di tuo figlio e ne comprometteranno la serenità per il resto della vita….”

E come dargli torto, si sentiva un padre premuroso. Sembrano vere perle di saggezza quelle con cui descrive la sua vita, in mezzo ad altrettanta bizzarria. Scopriamo poi nell’appendice , chi è l’interlocutore e chi è davvero ( davvero?) Gargano.

E pure il titolo acquista un senso.
E ragionandoci alla fine a Gargano si vuole pure bene, Gargano è un pezzo di tanti, di ognuno in qualche momento della propria vita, non che ci si immedesima ( non io almeno) , ma per il quale non viene meno la comprensione e l’umanità.

È un bell’intreccio questo libro, che scorre creando man mano dubbi, suspence e domande.

Un libro che quando lo finisci , ti fa riflettere e mettere in discussione “la normalità “, per me è un bel libro.
Questo lo è.

Anna Cavestri