Quando spengo il tuo ricordo dentro
un bicchiere, ma non si spegne, anzi affonda il
pugnale tra scapole e vertebre, allora scrivo.
Ci si perde nei bicchieri e nei mozziconi ma
ferisce lo spirito più del pugnale il vizio di te,
nelle notti in cui grida i nomi nostri intrecciati.
Radici di rami spogliati, così ci ha chiamati.
Tutto il mio sangue, lo sai che ti piange?
Il profumo che fanno le parole sussurrate al
corpo che finalmente diventa il vestito,
una porzione di sguardo con cornice la
mano mentre carezza il profilo del tuo ricordo.
Aperta, su quello che è stato il nostro domani.
Tu guarda meglio i miei fogli, smetti di leggerli, guardali soltanto come si osservano le file delle formiche, lascia che siano loro a camminare sul tuo sguardo e non il contrario, perché ogni lettera, ogni spazio, ogni virgola, fanno parte di quel ponte che lo scrivere mi ha dato per non lasciare che un fiume ci separi per sempre.