abbracciato com’ero alla nebbia
con l’ocra di un cielo di foglie
che dava un colore alle pietre.
Segnai con le dita il contorno
di un bacio spezzato a metà
una gabbia lo sterno il futuro,
lontano, sopr’ altre città.
Un guscio ormai nero e coriaceo
di fogli di foto e sorrisi sbiaditi.
Poggiando i pensieri sui rami
credevo di farli asciugare,
ma loro leggeri nel vento
restavano muti a osservare.
E tutto era chiaro lontano da tutto,
che se c’ero dentro sembrava più brutto,
ma il soffio gentile dell’ aria del mondo,
baciava i miei gesti e dolciva il mio gusto.
Ed io li vi rimasi con l’ animo in festa,
poggiato al mattino all’odore di legna.
in cui ad occhi chiusi fui come la nebbia.
Nell’ocra che tinge di foglie la terra.