Ci sono leggende e leggende. Alcune durano un lampo, come le ultime due stelle cadenti, saette sfrecciate in un firmamento estivo: Amy Winehouse e Curt Cobain. Questa volta no, questa volta scrivo di un mito assoluto della musica, Louis Armstrong.
Un autentica star assoluta e immortale del jazz e non solo. Eppure nei primi anni della sua vita, non sembrava destinato ad un futuro radioso, tutt’altro.
Louis Daniel Armstrong non pareva certo nato sotto una buona stella, a proposito di firmamento. Messo al mondo da una domestica e da un tizio che pensò bene di abbandonare entrambi quando Louis era ancora piccolissimo, la sua vita partì in salita.
La prima luce che incontrò fu quella rossa dei vari e variopinti bordelli del quartiere di Storyville a New Orleans, dove crebbe velocemente, nella peggior miseria.
Nemmeno la sua nascita è priva di mistero. Egli dichiarò sempre di essere nato il 4 luglio del 1900, ma non sembra certa questa data.
Studi sovvenzionati dalla stessa città di New Orleans, hanno dimostrato di recente che la sua vera data di nascita era il 4 agosto del 1901 e che Louis aveva voluto probabilmente rendersi di un anno più vecchio, per risolvere delle faccende collegate ai suoi esordi giovanili a Chicago e New York, dove non voleva sembrare più giovane di quello che era.
E così il 31 dicembre del 1912, secondo altri il 1913, fu rinchiuso in riformatorio, dopo esser stato trovato con un revolver in mano per festeggiare il Capodanno, o, secondo altre fonti, in uno scontro tra gang rivali.
E così iniziò un periodo di un anno e mezzo in riformatorio, dove una guardia gli regalò una vecchia cornetta rotta. In seguito a questo episodio, iniziò ad essere chiamato Dippermouth (bocca a mestolo).
In seguito entrò a far parte della banda dell’istituto, la Waim’s Home band, dove Peter Davis, ll suo maestro, gli insegnò le basi di questa sorta di tromba. La banda dell’istituto a quei tempi era molto amata dalla gente di New Orleans, era quasi un’istituzione.
Louis girò le strade con la sua banda, suonando pezzi forti di quei tempi come “When He Saints Go Marchin’in” che in seguito diventerà uno dei cavalli di battaglia di Louis.
Non appena uscito dal riformatorio, Louis iniziò a suonare durante le sfilate dei giorni di festa e i funerali. Bizzarre le sue parole della biografia personale, in cui Armstrong racconta l’emozione di vedere puttane e “biscazzieri” affacciarsi per vedere passare i suonatori.
Nel 1918, Louis iniziò ad imparare la lettura degli spartiti musicali, grazie al lavoro che svolgeva sui “riverboats”, i battelli che navigavano lungo il Mississippi. Questo salto di qualità ne fece un musicista completo.
Di questo periodo erano le sfide tra orchestre che si tenevano a New Orleans. Queste si esibivano per le strade a bordo di camion, incrociandosi e iniziando a sfidarsi a suon di note.
Un giorno Armstrong incrociò per strada il camion di Kid Ory, che allora era uno dei trombettisti più famosi. Kid, vedendolo con una tromba tra le mani, gli chiese a chi la stesse portando. Louis rispose “A nessuno, è mia. Loro non gli credettero, louis cominciò a suonare e fu caricato sul camion. Da lì la sua fama cominciò a crescere.
E così anche gli altri musicisti iniziarono a cercarlo per lavorare con lui, come King Oliver, musicista di Chicago che nel 1922 lo invitò ad unirsi alla sua Creole Jazz Band. Louis accettò con entusiasmo desiderando mostrare al pubblico le grandi abilità che ormai aveva acquisito con il suo strumento.
Personaggio bizzarro si, ma molto appassionato e determinato nei confronti della musica. Louis praticava tanto allenamento, ma aveva anche, come convengono appassionati e storici, tanto talento, inventiva, fantasia ritmica e melodica, in un impressionante volume sonoro, unito ad un timbro vocale pressoché unico e inconfondibile.
“Io non ho mai cercato provare niente, ho solo voluto dare un buon spettacolo. La mia vita è sempre stata la mia musica, è sempre venuta prima, ma la musica non vale nulla se non puoi riversarla sul pubblico. La cosa principale è di vivere per quel pubblico, perché tu sei lì per compiacere la gente.”
Nel 1923, Louis fece le sue prime registrazioni in qualità di membro della King Oliver’s Creole Jazz Band. Fu un’esperienza importante, artisticamente parlando, per Louis.
Nel 1924 Armstrong divenne “Satchmo” (bocca a sacco), un soprannome affibbiatogli in quell’anno e che lo accompagnò per il resto della carriera. Lasciò quindi l’orchestra di Oliver e si trasferì a New York per entrare nella Fletcher Henderson Orchestra, che all’epoca era una delle migliori in circolazione. Qui suonavano i più virtuosi solisti del tempo.
Di questo periodo sono i duetti musicali e le registrazioni con grandi protagoniste del blues, tra cui Bessie Smith e Sippie Wallace. Poi, nel 1925 decise di tornare a Chicago per intraprendere la carriera da solista.
A Chicago fondò il gruppo Louis Armstrong and His Hot Five. Il gruppo si dimostrò importante nel panorama del tempo, trasformando il jazz in una delle più alte espressioni musicali.
A questo punto seguirono incisioni che vengono considerate fondamentali nella storia del jazz. “West End Blues” del 1928 ad esempio. L’ascesa di Louis lo portò tra il 1930 e il 1935 a fare tournée in Europa, proponendo fino a trecento concerti all’anno, tutti di grandissimo successo.
Armstrong fu conteso dalle migliori orchestre americane, suonò nei locali più importanti e noti, collaborò con i grandi della scena internazionale, tra cui Jimmie Rodgers, con cui registrò “Blue Yodel No.9”.
Molto spesso, oltre a fare il musicista, si impegnò anche come attore, tra l’altro interpretando spesso se stesso a recitando in più di trenta film.
Nel 1931 registrò “When It’s Sleepytime Down South”, che divenne il suo cavallo di battaglia. Nel 1936 fu la volta di “Swing That Music”, che colpì pubblico e critica in modo dirompente.
“Se hai bisogno di chiedere cos’è il jazz, non lo saprai mai.”
Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947 gli venne organizzato un concerto spettacolare alla Carnegie Hall che si rivelò un autentico trionfo.
Quindi fondò il complesso dei “Louis Armstrong and the All Stars”, che debuttò inizialmente ad Hollywood e in seguito tenne concerti e tour in giro per il mondo, dall’Australia all’Europa e al Giappone, dove era acclamatissimo.
Nel 1948 partecipò primo festival jazz internazionale, il Jazz Festival di Nizza.
Nel 1954 Louis registrò Satchmo: A Musical Autobiography e Louis Armstrong Plays W.C. Handy, seguiti nel 1955 da Satch Plays Fats.
Nel 1959 passò anche per l’Italia, presso Spoleto, in Umbria, al Festival dei Due Mondi, dove, manco a scriverlo, riscosse notevole successo.
Con la crescita della notorietà, crebbero anche i nemici. Proprio in questo periodo iniziarono le accuse di conformismo, di essere una sorta di “negro alla zio Tom”, completamente menefreghista e incurante della causa dei suoi fratelli.
Tuttavia, in realtà, Louis non resse alla rabbia quando vide in televisione gli scontri per l’integrazione razziale e, in particolare, un bianco che sputava in faccia a una studentessa nera. In quell’occasione si ribellò al governo americano e rifiutò un tour in Russia organizzato dal Dipartimento di Stato.
Ma la carriera e la fama di Armstrong erano ormai inarrestabili e nel 1964 “Hello Dolly”sbaraglia le classifiche americane e non solo.
Nel 1967 registra un successo eterno: “What a Wonderful World”, uno dei pezzi che più rappresentano la sua anima.
Fece anche una scappata in Italia, nel 1968, come concorrente al Festival di Sanremo con “Mi va di cantare”, nelllo stesso anno di Disney Songs the Satchmo Way.
Quando nel 1970 si accingeva a festeggiare il suo settantesimo compleanno a Los Angeles in molti lo davano come nato nel 1900. Ma era vero? I dubbi restano.
Appena un anno dopo, il 6 luglio del 1971 Louis muore nella sua casa di New York.
Famosa la dedica poetica di Evtusenko, che si preoccupò di raccomandare all’arcangelo Gabriele di dare ad Armstrong una tromba, perché rallegrasse gli angeli e, allo stesso modo, i peccatori all’inferno avessero alleviate le loro pene.
Con gli strumenti già in scena non posso pensare alla pensione. Da dove vengo io, di questa parola non si conosce il significato.
Il ruolo di Ella Fitzgerald
Il 6 luglio 1971, Louis, come detto, morì nel Queens, a New York. Si spegneva uno dei più grandi musicisti jazz della storia. Armstrong è stato un grande trombettista e cantante, un grande degli anni d’oro del jazz.
Afroamericano, nella New Orleans dei primi decenni del Novecento, una città dai forti connotati razzisti, Louis detto Satchmo o Pops, crebbe in una famiglia molto povera e poco coesa. La musica fu per lui la salvezza e iniziò a suonare per mettere da parte qualcosa. La sua origine umile fu uno dei cardini della sua grandezza come artista.
Ma di questo abbiamo già scritto. Una figura molto influente ha però inciso in modo importante sulla sua carriera e sulla sua storia personale: Ella Fitzgerald, ovvero “Lady Ella”, la “First Lady of Song” e “Regina del jazz”.
I due si conobbero quando entrambi erano già due miti della musica e la loro collaborazione diede origine ai tre dischi destinati a diventare immortali.
“Tutta la musica è musicapopolare. Non ho mai sentito un cavallo cantare una canzone.”
È anche grazie ad Ella che Louis Daniel Amstrong è diventato il più famoso musicista jazz del secolo scorso. Un ruolo importante, come quello di Joe “King” Oliver, che fu per lui come un padre e che Armstrong sostituì nella band, considerata in quegli anni la migliore jazz band di New Orleans.
La discografia di Armstrong
L’influenza di Armstrong sullo sviluppo del jazz e della musica è immensa. La sua notevole personalità, sia come performer, che come figura pubblica, riuscì addirittura a tratti ad oscurare la grande qualità come musicista e cantante.
Armstrong era un vero talento della tromba, dotato di un tono unico e di una grande abilità nell’improvvisazione melodica. La sua tecnica innovativa fece si che la tromba emerse come strumento di primo piano nel jazz, tanto da diventare in seguito uno degli strumenti simbolo del genere.
La tromba nel jazz la si deve in gran parte a lui. A lui e al suo stile vocale, si sono ispirati tanti grandi, cone Billie Holiday o Frank Sinatra, e le sue improvvisazioni e invenzioni vocali, lo hanno reso un pioniere dello scat.
Duke Ellington, grande musicista affernava: “Se qualcuno è stato un maestro, quello era Louis Armstrong.” Nel 1950, Bing Crosby, grande vocalist di inizio XX secolo, in riferimento ad Armstrong disse: “È l’inizio e la fine della musica in America”.
Tra la sua vastissima discografia, spiccano numerosi gioielli tra cui i suoi pezzi notissimi e simbolici come What a wonderful world, Le vie en rose, We Have All The Time in The World, Cheek to Cheek etc…non potrebbe essere altrimenti, ma in realtà la sua discografia è ampia e intrigante, al di là dei singoli pezzi
La sua discografia abbraccia un periodo compreso tra il 1923 e il 2006:
1923: Louis Armstrong with King Oliver (Milestone)
1923: Clarence Williams’ Blue Five (CSB)1928: Hot Fives And Sevens, Vol. 3 (JSP)
1931: Stardust (Portrait)
1933: Louis Armstrong Sings the Blues (RCA)
1947: Satchmo at Symphony Hall, Vol. 2 [live] (Decca)
1949: Satchmo Serenades (Polygram Records)
1951: Satchmo at Pasadena [live] (Decca)
1954: Louis Armstrong Plays W.C. Handy (Columbia/Legacy)
1955: Louis Armstrong at the Crescendo, Vol. 1 [live] (Decca)
1955: Ambassador Satch (Columbia/Legacy)
1955: Satch Plays Fats: The Music of Fats Waller (Sony)
1955: Satchmo the Great (Sony)
1956: Ella and Louis (Polygram Records).
1956: Pasadena Civic Auditorium June 20,
1956 (Giants of Jazz)1956: High society
1957: Porgy & Bess (Polygram Records)
1957: Ella and Louis Again (Polygram Records)
1957: Louis Armstrong Meets Oscar Peterson (Polygram Records)
1957: Louis and the Angels (Umvd Labels)
1959: The Five Pennies (Decca)
1960: Happy Birthday, Louis! Armstrong & His All-Stars (Omega)
1960: Satchmo Plays King Oliver (Varese Sarabande)
1961: Together for the First Time [With Duke Ellington] (Roulette)
1963: Hello, Dolly! (Mca)
1968: What a Wonderful World (ABC Records)1968: Disney Songs the Satchmo Way (Disney)
1969: On Her Majesty’s Secret Service (Capitol). BSO de 007 al servicio de su majestad.
2002: The Best of Louis Armstrong: The Hot Five and Seven Recordings (Columbia/Legacy)
2002: Satchmo Live (Orpheus Records)
2006: Complete New York Town Hall & Boston Symphony Hall Concerts (DeFinitive).
Un intero secolo di musica, vissuto con la sua voce e la sua tromba. L’invito, per chi non lo conoscesse a sufficienza come artista, è quello di provare a conoscere la sua musica, vi stupirà.
“Ogni uomo ha la sua propria musica che ribolle dentro di lui.”
Alla prossima con un’altra grande leggenda della musica.
L.D.