L’Argatil

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Gabriella Montanari
L’Argatil

Tre voci narranti con denominatore comune la poesia e la “pazzia “.
Una voce appare più forte, quella di Maria, dentro il manicomio di Santa Maria della pietà di Roma, negli anni prima della legge Basaglia.

Maria dice che insegnava latino e greco e scrive poesie, non racconta perché è lì ricoverata.
Racconta il disumano vivere e la perdita di dignità dentro quelle mura, dove “la pazzia “ era il più delle volte un etichetta gratuita per giustificare l’essere lì, o quella che arrivava dopo esserci entrati per i motivi più disparati.

Insieme a lei, le altre ricoverate con cui condivide le giornate, in uno scenario davvero triste e molto veritiero.( Ho fatto tirocinio un anno nel manicomio Paolo Pini di Milano e tutto quello che viene descritto l’ho constatato).

Scopriremo dalle ricerche della seconda protagonista qualcosa di più su Maria.
Lei , italiana,vive a Parigi sposata con tre figli, poco soddisfatta della sua vita, alla ricerca di cambiamento. Scrive poesie e decide di inviare suoi componimenti ad un famoso poeta italiano, per avere un suo parere.
Lui, Il Poeta, italiano che vive in Italia, con un curriculum di tutto rispetto, non più giovanissimo è la terza voce.
I capitoli si alternano tra la vita dentro il manicomio, quella di lei e quella del poeta.
Tra lei e il Poeta nasce una “strana “relazione , attraverso lo scambio di mail, sempre più fitto inizialmente e con qualche incontro, ben giostrato dal Poeta, che attraverso i versi di lei, se ne innamora.

Non è lo stesso per lei, seppure l’interesse per questa persona la intriga.
A sua insaputa lui l’ha iscritta ad un concorso e le ha fatto vincere il secondo premio.

Riceve dal Poeta oltre ai suoi libri, due libri di poesie di Maria Marchesi, pubblicati dalla casa editrice della figlia.
L’interesse verso questa poetessa quasi sconosciuta, fa molto presa su di lei che trova le sue poesie molto potenti e interessanti.

Anni dopo si trasferisce in Italia e gestisce una piccola casa editrice.
Inaspettata le arriva una mail del Poeta
che le invia una serie di poesie inedite di Maria Marchesi proponendole di pubblicarle.

Da lui scopre che è morta e che è stata in manicomio a Roma. Lei si mette a fare una ricerca certosina per scoprire qualcosa sulla poetessa, c’è molto poco su di lei, indefessa cerca tra archivi, si mette in contatto con chi gestiva le cartelle cliniche di quel manicomio, cerca nel cimitero dove pare sia stata messa.

E mentre la ricerca è affannosa e faticosa, il Poeta di poco aiuto, dal manicomio si alternano i fatti che succedono.
Non si da per vinta l’editrice, chi è questa Maria Marchesi? Perché non si trovano sue notizie se non molto scarne?

È una scoperta che lascerà di stucco, del resto la “follia “ e’ parte attiva in questo libro.
Un libro molto molto interessante, una bella ricostruzione della vita manicomiale, una storia piena di suspence, sembra ad un certo punto di essere dentro un giallo.

Un intreccio letterario notevole, con linguaggio scorrevole, e profondo.
Una lettura che consiglio.

Anna Cavestri