Gio Tirotto, il giovane architetto di Foirenzuola, tra i più brillanti per visione artistica, ha pensato ad un addobbo originale per il canale in area Ponte di Tiberio a Rimini.
L’architetto classe 81 presente al Moma di New York col suo mappamondo trasparente e chiamato da Carlo Cracco per disegnare il suo locale, ha dato il suo contributo anche qui.
L’installazione di Gio Tirotto è adagiata nello specchio d’acqua a ridosso del ponte ancora in grande forma dopo 2000 anni.
Le “perle” brillano al calar della sera e di giorno addobbano il tranquillo canale.

La cosa bella di questa opera è l’espressività che non ha bisogno di parole particolari. Il significato è chiaro: resistere alla situazione.
208 lampade galleggianti bianche, che brillano alla luce del sole e si accendono nel buio della notte.
Curatrice Maria Cristina Didero, che assieme a Giovanni hanno voluto creare un’opera del e per il “qui e adesso”, cioè non tanto per i posteri, quanto per i nostri tempi.
Il significato è resilienza nei confronti della pandemia da Covid-19 che ha minato la vita di tutti in questo 2020.
Le lampade galleggianti sono state realizzate per ad hoc per questa installazione dalla ditta specializzata CAN-SB che si è nessa a disposizione con grande disponibilità per un progetto artistico.

Tirotto, da bravo architetto, utilizza l’oggetto del design per eccellenza,la lampada. Filosoficamente la lampada è come la boa, cambia la percezione di ciò che le sta intorno. La boa è una piccola ancora di salvezza nel mare in tempesta, la lampada illumina l’ambiente buio.

Il numero 208 rappresenta gli stati del mondo, tutti, anche le più piccole isole della Polinesia o Città del Vaticano. E così la zona, riqualificata di recente, diventa un luogo simbolico di resistenza della popolazione, tutta, della città di Rimini e del mondo.
Il periodo natalizio, meno illuminato del solito, viene ravvivato dalle boe, alimentate con pannelli solari e crepuscolari, che appena cala il sole, iniziano a brillare in modo poetico, pittoresco e simbolico.