La porta

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La porta

Magda Szabó

Un rapporto difficile, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredàs, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche.
Donna che dopo una breve periodo di prova ha scelto lei di rimanere ad aiutare i coniugi in quella casa .

La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi pratici della vita quotidiana, lo stesso il marito. Lui è uno studioso, fatica ad instaurare un rapporto con Emerenc, subisce le spesso le sue decisioni sulla conduzione della casa e anche della preparazione del cibo.

In fondo nel suo lavoro è brava e accettano anche la sua stravaganza e la libertà che si prende a casa loro. Persino che un giorno gli porta un piccolo cane, che hanno dovuto tenere, un maschio che lei ha deciso di chiamare Viola.

Manco a dirlo che la persona con cui va più d’accordo è Emerenc. La padrona di casa non si confida con lei e non sa che cosa pensare dell’alone di mistero che ne circonda l’esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare.

In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell’anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.

“La porta” di Magda Szabó è un libro che ho amato fin dalle prime pagine quando i personaggi principali non erano ancora ben delineati.

Era da tempo che volevo leggerlo. Le mie aspettative non sono state tradite in quanto fin dalle prime pagine sono stata assorbita.
È proprio la Szabó che decide di trascrivere nel suo libro quel rapporto speciale che per vent’anni ha avuto con la sua domestica Emerenc.

Due donne tanto diverse quanto vicine nel modo di amarsi e accertarsi. Molto critica nei confronti della padrona di casa, non gliele ha mai mandate a dire, mettendola spesso in crisi. Una diversità intesa non tanto come appartenenza sociale ma per carattere e predisposizione d’animo. Emerenc era un’anziana signora che non leggeva giornali, non ascoltava i notiziari, che considerava sospetti tutti i fogli di carta, le scrivanie e le brochure.

Una donna tutta d’un pezzo, scorbutica e insolente capace di lavorare per cinque persone, abituata a fare sempre tutto da sola, con una propria testa capace di ragionare indipendentemente dalla massa.

Nonostante il suo carattere però era sempre pronta ad aiutare il prossimo seppure senza concedersi completamente all’altro.
“La porta” diventa simbolo e metafora di frattura e barriera tra sé e l’altro. Aprire la porta di casa significherebbe mettere a nudo il proprio mondo interiore, la propria anima ed Emerenc segnata dalla vita non ne ha più intenzione, fino a quando per egoismo o forse per troppo amore tutto crolla ed è necessario aprire quella porta.

Immenso, struggente e riflessivo ne consiglio la lettura.

Anna