La mia natura

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La mia natura

La mia natura è la città. O almeno credo.
Natura, Città. Ma qual è la linea di demarcazione tra le due cose?
Più che altro, esiste?
È una linea sottile – come un filo d’erba, come un cavo elettrico.
A volte quasi scompare.
Collestrada è la linea sottile che scompare e me ne rendo conto solo ora.

È un posto che si trova poco fuori Perugia, che è dove sono nata e dove vivo. Molto frequentato, per merito (o a causa) di un centro commerciale. Quest’ultimo affaccia sulla superstrada, le fa la riverenza osservando il brulicare di quelle formichine che sono le automobili; dà invece le spalle al Tevere, poco dietro, come rinnegandolo.

Al fiume si arriva passando proprio accanto al centro commerciale, superando un canile che si accende dell’abbaiare selvaggio quando le ruote di un’auto sfrigolano sulla ghiaia, e raggiungendo un sentiero che costeggia il fiume.
E la linea scompare anche nel nome – Collestrada.
È una tiepida giornata di fine maggio e mi trovo qui. Inizio a camminare. È tutto verde, il Tevere scorre placido. Le emozioni che provo, invece, addentrandomi in questo verde, sono di tanti colori. Mi sento in pace – forse perché completamente sola – ma sono inquieta – forse perché completamente sola; mi godo lo scudo di ombra fresca creato dalle piante, ma al tempo stesso agito spesso le braccia perché mi fanno schifo gli esserini ronzanti che sembra vogliano socializzare con me. Un miscuglio di sentimenti, sono. Sono gialla, grigia, blu, viola.

Nessuna linea di demarcazione, all’orizzonte.
Da un pezzo di bosco si è ricavato una specie di corridoio per far passare le colonne dell’elettricità. E a un certo punto, poi, inizia un sentiero che sembra anch’esso un corridoio, ma stavolta fatto di alberi, di tronchi e foglie che creano una vera e propria architettura, un’arcata: sovrastano e sono talmente fitti da cancellare pressoché tutto il resto.
Non so quale sia, la mia vera natura.
Cammino ancora un po’ lungo il corridoio verde. Sembra non ci sia un inizio né una fine e chissà, forse sbucherò in un altro mondo, tipo Alice nel Paese delle Meraviglie.

Che solo alla fine si scopre che era un sogno.
E da questo pensiero, nel corridoio, mi affaccio alla finestra di una verità – il fatto che una natura comune a ogni essere umano, è appunto quella di sognare. Io sogno quando scrivo, che sia sul mio cellulare, in preda ad un’improvvisa ispirazione a bordo di un bus puzzolente e bruciante di asfalto; che sia su una distesa d’erba, verde e azzurra come un mare. Scrivendo realizzo chi sono.

Quando sogno e quindi quando scrivo, so che faccio qualcosa per questa vita, che non trascino il mio essere ma lo faccio volare come queste farfalle. Quando sogno e quindi quando scrivo, sento qualcosa che è come osservare mille luci di grattacieli in una notte estiva.
A prescindere da chi leggerà, senza pretese, penso che la mia natura sia proprio questa

Francesca Brozzetti

Il brano ha partecipato al contest letterario a premi sezione prosa Lo Scrivo Da Me del 30 settembre.