“Quanto agli “uomini blu”, con tale denominazione venivano chiamati gli abitanti di altri mondi in contatto con i protosardi, secondo un rituale che presentava diverse varianti.
In altre parole, certi protosardi comunicavano con gli extraterrestri mettendosi sopra i nuraghi o in un altro luogo dove regnava il silenzio, stesi col corpo nudo su una pietra levigata, in linea con le stesse che emanano micro onde cosmiche capaci di essere ricevute dai recettori umani. Oltre a ciò occorreva una grande concentrazione che consentiva di ricevere questi suoni muti” Cit. Raimondo De Muro
Oltre 3 mila anni fa in Sardegna si tramandava una storia che aveva coinvolto ogni abitante dell’isola.
Si narra che il popolo avesse avuto dei contatti con delle civiltà di altri mondi.
Alieni? Noi oggi abbiamo coniato questo termine…
Raimondo De Muro è uno scrittore vissuto durante il novecento, che passò la propria vita a promuovere le tradizioni e curiosità della propria terra.
Un po’ come facciamo noi italiani…e come facciamo tutti noi su loscrivodame e sul gruppo delle leggende…
Fu fondatore del gruppo folkloristico di Siurgus Donigala e presidente della ProLoco negli anni ’60.
I racconti della Nuragheologia sono stati scritti da lui nell’arco di oltre trent’anni.
L’opera completa consta di cinque romanzi, più un sesto libro.
Queste opere narravano l’organizzazione comunitaria della propria terra…
Tanto tempo fa i padri sardi erano soliti tramandarsi la conoscenza che anni orsono un corpo celeste che venne chiamato Nibiru centrò la Terra facendola incurvare ad oriente.
“Cento bisavoli prima del bisavolo mio, nella Sardegna, raccontano gli antichi, sono venuti gli uomini del pianeta blu, a pelle blu e liscia che pareva di porcellana, con un corpo che pareva pieno di aria, ma non era di aria ma trasparente come una vetrina, che non era possibile toccarli se uno non voleva essere fulminato all’istante. Dicono gli antichi che erano uomini di alta statura, con la faccia uguale alle statue di bronzo e di pietra che ricordano questa venuta. Sulla testa portavano un corno come un vomere e sulla fronte un porro che lampeggiava. Si erano fatti vie di fuoco e in queste vie restava la polvere della vita e da questa polvere è nato ogni essere vivente, racconta il proverbio antico.”
Raccontava che i popoli dei Nuraghi avessero antenne che persero per sempre la loro finalità di comunicazione con gli abitanti degli altri mondi.
Sì, avete letto bene. LE ANTENNE.
Chi sono i Nuraghi?
La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in Sardegna, abbracciando un periodo di tempo che va dalla piena età del bronzo (1800 a.C.) al II secolo a.C., ormai in epoca romana.
Fu il frutto della graduale evoluzione di preesistenti culture già diffuse sull’Isola sin dal neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas, a cui si aggiunsero i nuovi stimoli e apporti culturali dell’età dei metalli.
Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli.
Durante la sua storia millenaria ha avuto continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve ma nel corso del V secolo a.C., l’entrata in conflitto con l’imperialismo cartaginese prima, e quello romano poi ne decretò il declino.
Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell’acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture in arenaria di Mont’e Prama e delle particolari statuine in bronzo.
E se le antenne erano un organo di comunicazione esterna…come avvenne questa comunicazione?
Viene descritto che l’uomo è dotato di orecchie nascoste (i recettori magnetici) in grado di captare le voci di mondi lontani, a patto che vengano esercitati… Ma se non si conosce l’alfabeto di questi segnali non si comprendono i messaggi.
Messaggi che furono lasciati in alcune grotte e che tutt’ora fanno sentire la loro presenza
“Sicché, quando i giovani saranno i vecchi e i vecchi saranno i giovani l’avvenimento ricordato con quella scrittura figurata, nella parte della grotta del Bue Marino e non solo in quella ma in mille altre grotte marine e terrestri dell’isola, se queste fossero state lasciate intatte con la loro storica narrazione, si ripeterà, cioè, l’incontro avvenuto nell’isola tra i Sardi che avevano esperienze di galazzoni e quindi a conoscenza dell’esistenza, non solo di altre infinite umanità più o meno a somiglianza della nostra, ma anche di infiniti altri pianeti, più o meno consimili alla terra, coi quali è possibile, un incontro, come quello già avvenuto circa tremila anni fa.”
“Non è pensabile che questi esseri umani abbiano perso il tempo a fare ciò per gioco – racconta De Muro – se lo hanno fatto vuol dire che hanno trovato bisogno di eternare e far sapere ai posteri questo straordinario avvenimento. Avvenimento che si ripeterà, ed è questo forse il motivo che li ha indotti a fare quelle iscrizioni in ogni grotta, perché lo capissero e lo sapessero tutti e tutti si preparassero, quando i giovani saranno i vecchi e i vecchi saranno i giovani. Ma quando? Quando quel pianeta si ritroverà nella medesima distanza di quella epoca? Questo è il punto, quando avverrà ciò?
In qualunque tempo avvenga questo ritorno degli uomini blu è un problema che riguarderà le generazioni future, a noi, oggi, ci serve, prendere atto che gli antichi ci hanno lasciato una «notizia», in cui ci dicono che altri esseri umani di altri mondi, sono venuti qui su questo pianeta e che torneranno. Prendiamo atto di questa «documentazione»”
Insomma…è come dire che siccome non tutti parlano una lingua diversa da quella madre, allora chi lo parla è un alieno (?) è così che andata a finire? Anni e anni fa c’era una globalizzazione che si estendeva oltre i limiti della Terra?
“Se vuoi avere le orecchie accese, mettiti in testa il casco con le orecchie riceventi, come facevano gli antichi, quando andavano al nuraghe per ascoltare le voci dei pianeti. Narra la storia antica che il casco con le antenne (fatto di sottili fili di rame e pelle di daino), come la protuberanza carnosa (fatta di sensibili organi riceventi) che ha la forma di un vomere, degli uomini blu, sono stati ricordati con le statue di bronzo nascoste in luogo sicuro e che gli stranieri hanno interpretato per un elmo cornuto e un copricapo di ferro”.
Secondo questa antica testimonianza, gli elmi di certi bronzetti sarebbero sormontati da antenne sofisticate, non da corna di animale.
E voi che ne pensate?
Conoscevate questa leggenda?
Abbiamo qualche abitante della Sardegna tra voi lettori?!
A presto con una nuova leggenda!
A-