In ginocchio
Inginocchiata davanti al mare,
recitavo una preghiera Navajo,
tenendo stretta la luna e un albero gravido di cuori.
La notte pulsava di foglie calpestate e di fuochi sparsi tra il Cielo e l’Infinito.
Sussurravano le onde parole d’amore,
vecchie strofe per bimbi curiosi,
tracce di bufali in corsa e capelli di donne intrecciate.
I marosi rincorrevano il loro respiro.
Un bagliore di stelle
stordiva il pensiero e quell’angolo di vita dove serbavo i ricordi
del mio essere infantile.
Inginocchiata sulla sabbia umida di vento,
disegnavo le rughe del viso,
l’espressione corrucciata, quel fiato stentato che non riusciva più a cantare.
Morivo nell’acqua che mi aveva partorito,
al guizzo dei pesci in un’ampolla di vetro,
ai chicchi di sale che cadevano dagli occhi come lacrime ferite.
“Madre” te ne sei andata su quella criniera di passione. Libera di mordere il sole.
Felice di attraversare le praterie del Mondo
senza aver più richiami per tornare indietro.
Maria Rosa Oneto
La poesia ha partecipato al contest letterario a premi sezione poesie Lo Scrivo Da Me del 30 settembre.