Il fantasma di Oria

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Misteri, leggende, fantasmi da sempre animano le fantasie umane. Tanti ne stiamo trovando in giro per l’Italia. 

Oggi siamo ad Oria, in Provincia di Brindisi, sul colle del Vaglio, la parte più alta del paese popolata da tempi antichissimi.

Qui era situata l’acropoli messapica. I Messapi, di cui ha scritto in più occasioni proprio qui, nella sezione dedicata al Salento Raimondo Rodia, erano un’antica popolazione italica che occupava l’area corrispondente alla Murgia meridionale e, appunto, al Salento.

Qui sorge un castello, tuttora visibile dal basso e teatro nel XV secolo, di misteriose e intriganti vicende legate al nome della bellissima e ambita Bianca Guiscardi. 

La donna si rifugiò qui per sfuggire alle persecuzioni di un nobile malvagio che si era follemente invaghito di lei. L’uomo, con un gruppo di malviventi, riuscì a penetrare nel castello per rapire l’ambita Bianca.

Questa cercò disperatamente di scappare assieme alle sue domestiche. Quando però capì di essere in trappola, preferì uccidersi pugnalandosi al cuore.

Il suo fantasma oggi attraversa il cortile e si affaccia alle finestre. Viene scambiata spesso per una persona vera e propria, ma sembra che quando qualcuno provi a toccarla, si sottrae e scompare.

Ma quello di Bianca non è l’unico spettro che si aggira in questo antico castello. Un altro appare nella torre del Salto. È lo spirito di una giovane che per non cedere ai sadici desideri del castellano si suicidò gettandosi nel vuoto.

Questa almeno è la versione popolare. C’è ne è una anche mitologica, che racconta invece del sacrificio di una bimba ad opera di un re cretese, durante la costruzione delle mura difensive della città.

Secondo questa leggenda le mura appena costruite non ressero, crollando come a seguito di un forte terremoto. Così il re chiese consiglio ai sacerdoti che emanarono il responso: bisognava sacrificare il sangue di una vergine così le fortificazioni non sarebbero più crollate.

Saputa la notizia gli abitanti di Oria si chiusero in casa con le loro figlie. Tutte tranne una vedova molto povera che fu obbligata a lasciare la figlioletta in casa da sola mentre lei andava nei boschi a cercare legna da ardere.

La piccola ingenuamente aprì la porta e si mise a giocare in strada. Così i soldati del re, in giro a cercar vergini, la rapirono e la portarono al re, che ne ordinò immediatamente il sacrificio.

Col suo sangue fu impastata la malta da mettere sotto la prima pietra delle nuove mura. La madre della piccola, impazzita dal dolore, maledì la città:

Possa tu, Oria, fumare nei secoli come arde e brucia oggi il mio cuore”

La maledizione ebbe conseguenze nel cielo di Oria. Ancora oggi, mentre nella vicina pianura c’è il sereno, Oria sembra avvolta da una malinconica nebbia.

Da questa vicenda deriva il proverbio locale:

“A Oria fumosa ’ccitera ’nna carosa, tant’era picciredda, ca si la mintera ’mposcia.” trad: “A Oria fumosa uccisero una bambina, era tanto piccola che se la misero in tasca”

L.D 

Loscrivodame leggende e folklore

Oria, foto per il Torneo dei Rioni, filkr

Fonti:

Guida ai fantasmi d’Italia, Annamaria Ghedina

Ilmegliodipuglia.it

puglia.com