Ci sono artisti che lasciano il segno, che restano nella storia, come le loro immagini, siano esse dipinte su una superficie, o scattate con una macchina fotografica.
Uno di questi, una donna, una grandissima fotografa scomparsa da qualche anno, le cui foto sono ancora lì, a testimoniare un tempo che non c’è più. Testimoniare, esatto, la fotografia ferma un istante, lo immortala, lo rende eterno, affascinante, poetico, unico.
Helena Levitt, parliamo di lei, Newyorkese doc, nata a Brooklyn, morta a New York quasi centenaria.
Ha vissuto tanto Helena, per sua e per nostra fortuna. Questo gli ha garantito di poter fare a lungo ciò che amava più di ogni altra cosa: Scattare foto.
Non fece in tempo a finire la scuola obbligatoria che la vocazione la spinse a lavorare in uno studio fotografico del Bronx. Negli anni trenta si innamorò, artisticamente di Chalk Drawnings, artista di strada newyorkese. La combinazione fu esplosiva.
La laica 35mm di Helena e i gessetti colorati di Chalk, ampiamente utilizzati nella street art newyorkese anni 30 e 40, crearono una combinazioni di immagini e scatti incredibile.
Solo nel 1987 furono pubblicati i suoi 10 anni di scatti su Drawnings del periodo 1938-48. Questa raccolta è considerata una dei più grandi album fotografici di sempre e il motivo è semplice.
E’ un documento unico che racconta in modo vero la New York di quegli anni, la miseria, la strada, l’eco della guerra e i volti dei bambini, volti della verità per antonomasia.
Collaborazioni importanti con altri artisti e fotografi come Walker Evans, autore dei ritratti metropolitani di New York ed Edward Steichen che curò e allestì la sua prima mostra presso il Museo di Arte moderna newyorkese nel 1943, la portarono negli anni 50, in cui trovò il suo percorso nella fotografia documentaristica.
“A way of seeing” del 1965 fu la sua prima pubblicazione, mentre “Slide Show: The Color Photographs of Helen Levitt”, pubblicata nel 2005, raccoglieva le foto rimaste (molte furono rubate) del portfolio a colori su New York, commissionato ad Helena dal Guggenheim nel biennio 59-60.
Le sue foto hanno un valore inestimabile.
Dichiarava nel 73′ il critico John Szarkowski durante la presentazione al MoMa di “Looking at Photographs”:
“Il valore di queste fotografie sta nel fatto che le azioni della vita quotidiana, svolte in qualsiasi luogo, sono colte piene di grazia, teatralità, umorismo, pathos, sorpresa e vengono filtrate dalle qualità dell’arte, interpretando la strada come un palcoscenico e i suoi abitanti come attori e attrici, mimi, oratori e ballerini”.Cit.
Una critica centrata senz’altro, visto che, se vi capita di osservare le sue foto, in effetti, i protagonisti della strada sembrano attori inconsapevoli. L’espressione dei volti da la sensazione di superare tempo e spazio e di infilarsi come un dardo nell’anima e nel cuore di chi osserva. Le foto ti dicono tutto, ti sembra di respirare quel clima attraverso gli sguardi e i gesti dei protagonisti.
Helena assieme a James Agee e Janice Loeb tra il 45 e il 46 trassero anche un film documentario a partire dal lavoro fotografico a New York. “In the Street” il titolo, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
La grandiosità di “A Way of Seeing” sta nel fatto che la Levitt non aveva alcuna intenzione di fare denunce sociali, lei andava dove c’era gente e fermento, cercando momenti, espressioni di vita di strada e di quartiere.
Proprio questa sua “incoscienza” dello scatto ha reso le sue foto inimitabili ed uniche rendendo Helena Levitt una dei più grandi fotografi di sempre.
Lorenzo Dati