Elvio Fassone
Fine pena: ora
“Una corrispondenza durata ventisei anni tra un ergastolano e il suo giudice. Nemmeno tra due amanti, ammette l’autore è pensabile uno scambio di lettere così lungo “
Non è un romanzo di invenzione ma una storia vera. Tra i condannati del maxi processo alla mafia catanese c’è Salvatore, uno dei capi nonostante la giovane età, condannato all’ergastolo.
Il giorno dopo la sentenza è il giudice che l’ha condannato, gli scrive d’ impulso e gli manda un libro. Non è per pentimento per la condanna né per solidarietà ma un gesto di umanità per un uomo che dovrà passare in carcere il resto della sua vita.
Il giudice si interroga sul senso della pena, Salvatore vorrebbe “ottimizzare “ il tempo a disposizione attraverso lo studio, i corsi, il lavoro in carcere, ma non è tutto facile tutt’altro.
È un libro molto interessante e molto ricco di spunti di riflessione, il senso di una pena come l’ergastolo, il problema delle carceri italiane, che producono anche tanta disperazione a Salvatore, e verosimilmente a tanti altri.
Si interroga sul valore riabilitativo della pena, del trascorrere del tempo dentro il carcere.
Tutti punti che sono problemi ancora attuali.
Leggendo questo scambio si è portati a solidarizzare con Salvatore senza dimenticare i capi di imputazione molto gravi che hanno decretato una pena così estrema come un ergastolo.
Rimane un po’ di amaro in bocca alla fine della lettura, che ripeto molto interessante.
Anna