Il 2020 sta ( finalmente) per concludersi È stato, in generale, un anno pessimo a causa dell’arrivo di questo maledetto Covid-19.
Ormai ci siamo quasi rassegnati a campare in questo modo, tra mille restrizioni, distanziamento, mascherine etc. Sembrano lontanissimi e comici i momenti in cui arrivò la prima ondata in Italia, la quarantena totale, i canti sui balconi, i continui slogan televisivi, che poi non si sono mai verificati.
Sciocchezze tipo “Ne usciremo migliori” ad esempio. Mi sembra che più o meno siamo vome eravamo prima, con qualche libertà in meno, non certo migliori.
Ma mi soffermerei, da essere umano prima ancora che da cittadino d’Italia e del mondo, su quante cose ormai diamo per scontato che NON SI DEBBANO FARE che prima facevamo normalmente.
Pensandoci le sensazioni sono tante: smarrimento, nostalgia, impressione di essere in un tunnel di cui non si conosce l’uscita.
Se devo pensare a tutte le cose che potevo fare un anno fa e ora no, me ne vengono in mente almeno una decina:
Pranzare al ristorante con tanti amici
Andare ad uno spettacolo cinematografico o teatrale
Andare ad un concerto
Andare allo stadio o al palalasport
Farmi un bel viaggio in posti lontani con la famiglia o da solo;
Andar dal medico di famiglia se ho bisogno;
Organizzare feste, matrimomi, compleanni!;
Uscire senza mascherina.
Ma probabilmente le cose che mi sono abituato a non fare, sono molto di più. La cosa che infatti mi colpisce di più di questa seconda ondata è l’abitudine e rassegnazione con cui affrontiamo una vita in cui, ammesso che abbiamo ancora il lavoro, usciamo solo per quello o per far la spesa.
Come se tutto ciò fosse ormai la normalità, come l’andare in giro con una maschera sulla faccia, mentre ciò che ci è concesso fare è spesso limitato alle quattro mura domestiche.
Passerà, sicuramente, speriamo il prima possibile, perché i rapporti sociali, a tutte le età, sono fondamentali e perché i grandi eventi, segnano la storia degli anni.
E il 2020 resterà solo l’anno del Covid-19 e poco altro.