Prologo
A Rebecca
con affetto e malinconia.
“Un bacio varrà pure qualcosa? Un fiore in bocca sboccerà prima di appassire. Anche i più timidi sospiri sembreranno rombi nei nostri ricordi.
Avrei fatto a pezzi il tempo di quella notte se avessi saputo ciò che sarebbe successo: non sarebbe rimasto niente…niente oltre la cadaverica salma e qualche falena da compagnia.
Eppure non si vive di veggenza. Non si vive di “se” e il passato è l’unica cosa certa.
Io ammetto: con difficoltà spezzerò le catene di ciò che si è creato.
E forse…forse la prossima volta mi ricorderò di schiattare il tempo per restare a contemplare le tue pietre lunari.
Ma oggi mi addormenterò, ancora, così, nel torpore di una notte senza un tuo “buonanotte”, sperando che almeno tu non ci sia nei miei sogni.
L’indomani, ancora, ci ritroveremo a parlare con il tutto avvolto da una nube d’incenso.
Certe volte non credo in niente. Ma questa volta confido che tutto ciò sia una favola con uno svolgimento troppo tumultuoso.”
Buonanotte
Buona notte piccola dea,
forgiata da un frammento
di arcobaleno lunare.
I tuoi raggi colorati
saranno la mia gabbia e
io parlerò in silenzio.
Una lucciola a novembre
delineerà una scia di luce e
i miei pensieri, ricurvi,
come salici sulle sponde
dei tuoi fianchi levigati,
veglieranno sui tuoi sogni.
Buona notte piccola dea a
cui rivolgo la mia timida
preghiera, satura di spirito,
e sacrifico il mio corpo,
empio di carnalità.
Un fiore di scheletriche
melodie nascerà dentro te
e ferocemente metterà le radici
dentro il tuo cuore d’opale.
Eugenio Kaen