Nel bosco di fragole
si aprì un varco tra il fogliame
e una lumaca canterina scivolò via,
pian piano verso un campo di miniature d’oro.
La scorsero giovani elefanti bianchi
che subito vollero partecipare al suo canto.
Sette piccole nuvole chiare,
scese dalla montagna
sin lungo il pianoro e disposte ad arco,
si unirono anch’esse all’insolito e variegato coro.
Pareva un sibilo quasi un respiro s
senza spezzare l’aria coi suoi legami.
L’umore fresco della terra,
al suo risveglio, rispose a quel richiamo
e così pure il letto del torrente
che ne accolse devotamente il suono
per condurlo sino alla valle.
Col suo silenzio, asciutto, per non disturbare.
Poi la lumaca, stanca di viaggiare,
si fermò un poco per sostare
e rimirare intorno a sé
le cose di quel mondo.
Ma un sottile filo di noia
scosse le ragnatele della sosta,
sporgendo dagli anelli di un lombrico
che muoveva dalla terra,
scavando dove i respiri chiedono silenzio.
Solo un istante poi,
con lesto movimento orizzontale,
e a rotazione oraria, si svitò il guscio
offrendolo ad un elfo di passaggio
per dipingerlo d’azzurro,
come incontrava il cielo tra il fitto delle chiome.
Con lenta maestria scivolò via
verso il bosco di fragole,
con la sua piccola storia di passaggio,
lasciando solo l’alito della sua curva scia.