Quando si parla oppure lo si rappresenta il sesso per molti rimane un argomento pruginoso se non addirittura proibito, sarà l’educazione o altri elementi ma la cosa più naturale del mondo diviene argomento di cui non parlare mai apertamente.
Un modo per affrontare il discorso quello di unire l’arte figurativa della scultura in pietra leccese con l’argomento Amore e Sesso intrecciando indissolubilmente l’amore con la A maiuscola ed il sesso facendo si che si possano toccare, esprimere liberamente senza muri o costrizioni. In un luogo isolato dove la natura dominava incontrastata, da qualche anno sorge un museo dedicato all’Amore, quello che può portare a volare in alto o sprofondare negli abissi.
Antonio Baldassare nasce a Ruffano da una famiglia di contadini e sviluppa presto le sue doti di artista, prima come pittore poi in quella di scultore della pietra leccese. Ma diviene scultore a causa di un tormento d’amore, la delusione verso la persona amata resta per lui talmente forte da farsi musa ispiratrice, se prima trasferiva nelle sue tele quel disagio interiore provocato dalle incomprensioni di una cultura per lui retrograda, ora trapianta nella pietra leccese le emozioni che un uomo sente nella continua ricerca dell’Amore.
A tal punto, che dal 2001, si dedica anima e corpo al compimento di una Residenza dedicata all’Amore, un’opera unica che racchiude in sé l’Essenza dell’Arte: dalla pittura alla scultura, ai mosaici.
Questo rifugio artistico e spirituale immerso nella bellezza della natura è un pezzo di terra che diviene residenza e giardino in un luogo ameno che su richiesta vi posso far vedere e raccontare, la Residenza dell’Amore, comprende, una “Casa-Museo” con stanze colme d’affreschi e sculture a tema, giardini ricchi di numerosi gruppi scultorei che raccontano gli amori epocali tragicamente vissuti, figure che abbracciano realtà e fantasia.
La natura s’intreccia alla pietra e ne diventa parte integrante e fondamentale, dalla natura nasce ogni ispirazione e a lei ritorna: i corpi nudi, tra realtà e mito, tra sarcasmo e austerità. Una visione dell’amore personale, un amore sessualmente definito, senza mezzi termini; scene esplicative senza censura di passioni momentanee, di tradimenti, di favole e storie in un susseguirsi di emozioni forti, un amore che va oltre i limiti del tempo, dello spazio e dell’azione.
Un luogo dove i sentimenti sono contrastanti, l’istinto prevale sulla ragione e tutto si fonde in azioni spontanee, che profumano d’ardore. Attraversando i giardini, i gruppi scultorei raccontano di vicende d’amore diverse tra loro, vicende reali e fantastiche: “Otello e Desdemona” in cui emerge la visione di un amore egoista che porterà alla morte; “Romeo e Giulietta” e la loro passione fugace; l’amore del poeta per la sua donna alata e irraggiungibile in “Dante e Beatrice”.
Le statue fanno da contorno alla figura centrale del giardino, la grande “A” d’amore, l’essenza di tutte le cose: è deve essere l’amore, il motore immobile di tutte le creazioni, e qui l’artista ne dedica un monumento per non dimenticare che l’Amore è tutto quello che cerchiamo in questo mondo. Dal “Ponte dell’Amore”, si scorge tutta la Residenza, i giardini, la sculture, la “Casa-Museo”, il monumento alla “A” maiuscola.
Dopo aver visitato questa dimora artistica, si comprendono le emozioni di un uomo rapito dal sentimento.
Nei suoi dipinti emergono luci ed ombre, il sole della campagna è clandestino, i personaggi sono quasi inesistenti; in questa dimora, tutto è illuminato dalla luce e quella luce rende le figure vive, in movimento.
I raggi accarezzano i corpi nudi degli amanti, corpi costretti in un abbraccio eterno, come quello di “Paolo e Francesca”.
Un insuperabile crogiolo di emozioni che vi consiglio di non perdere.
Raimondo Rodia
In anteprima in basso una video intervista all’artista ed alla Residenza dell’Amore.