Alla Luna
Oculo impiccione,
a ispezionare i tormenti
dell’animo,
quando al crepuscolo,
siam come i conigli
sotto la curva ala
del falco.
Oculo, d’argento,
d’oro, d’ostro,
d’ebano, t’orni,
ad invischiare la gioia
ad annichilire la felicità:
pupilla dell’abisso che
incuti abisso!
Oculo, specchio dell’animo
senza anima:
dove ruoti lo sguardo
arroti il dolore,
ottundi l’allegria.
Eppur dall’eterno istante,
cui il primordiale dardo
languoroso scagliasti e
c’affidasti la malinconia
bastarda, c’incantasti!
Ma non vi ragione di
lamentarsi della sera, che strani
pensieri cimiteriali e mesti
in testa inculca:
perché ora è morta la Luna,
ora è morto il suo chiarore,
ora è morto il suo languore:
abbiamo [sì!] ucciso il chiaro di Luna!
Eugenio Kaen