Ait Benhaddou, lo Ksar marocchina tribale autentica

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Il Marocco è conosciuto  per i colori dei suoi mercati, dei suoi tessuti e dei suoi paesaggi. È noto per le sue case e palazzi che sorgono dalla sabbia del deserto.

Lungo la rotta carovaniera che collega il deserto del Sahara e Marrakech, sul fianco di una collina lungo il fiume Ouarzazate si trova lo Ksar di Ait Benhaddou, un’antica città fortificata.

Si tratta di un luogo fantastico, protetto dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità. Il paese nuovo si è sviluppato fuori dallo Ksar e solo poche persone continuano ad abitare l’antica kasbah.

La città fortificata di Ait Benhaddou è uno dei 9 siti Unesco presenti in Marocco.

La città è un esempio lampante dell’antica architettura del Marocco meridionale ed è una delle mete da cerchiare in rosso quando si visita questo paese.

Ma cos’è lo ksar? Si tratta di un’abitazione tribale tradizionale diffusa nel Marocco pre-sahariano. Questo in particolare, è composto da un gruppo di edifici risalenti al 1600, costruiti con materiali organici come ad esempio un ricco fango rosso, e racchiuso all’interno di mura molto alte. 

Ait Benhaddou, in particolare, è stata costruita su una collina, in posizione dominante. Da questo luogo, posto lungo le sponde del fiume, ai piedi delle montagne dell’Atlante, si domina tutta la vallata.

Caratteristici del Ksar sono le torri angolari e i vicoli stretti che si arrampicano tra le abitazioni come dedali oltre alle Kasbah di mercanti facoltosi.

Arrivati in cima alla collina si trova un grande granaio fortificato, anche detto Agadir.

In questo complesso davvero unico ci sono poi una moschea, una piazza e il santuario del Santo Sidi Ali. La peculiarità dello Ksar di Ait-Benhaddou rispetto ad altri sta nel fatto che è rimasto autentico dal punto di vista architettonico per quanto riguarda la configurazione e i materiali.

La presenza poi di elementi figurativi in rilievo ne aumenta la bellezza tanto che questo ksar è stato scelto per ambientarvi diversi film tra cui il gladiatore ed Alessandro e il gioiello del Nilo, Lawrence D’Arabia e Gesù di Nazareth.

Dunque si può tranquillamente affermare che la città fortificata di Ait-Ben-Haddou sia di fatto uno dei luoghi più rappresentativi del Marocco. Suggestivo davvero se lo si visita la mattina presto.

Avventurandosi tra le vie della kasbah si capisce subito come in realtà siano rimasti in pochi a vivere qui; restano piccoli negozi che vendono tappeti e qualche souvenir. Senza la folla di turisti con le botteghe che iniziano ad animarsi, la luce e il silenzio dominanti danno l’idea di essere in un altro tempo, in un epoca antichissima.

Nei vicoli adagiati sulla collina si trovano artigiani ma anche artisti e pittori che utilizzano colori naturali come lo zafferano per il giallo, l’indaco per il blu, il tè per i marroni e il whisky per gli ocra, la curcuma per l’arancio e via dicendo. Uno spettacolo.

Oltre il fiume poi dall’alto si nota un folto palmeto che da un tocco di verde al paesaggio e dietro le montagne innevate dell’Atlante. 

Un posto che lascia estetefatti proprio perché fuori dal tempo, con le sue abitazioni o Ghorfa, a pianta rettangolare allungata, che fungono da granaio per immagazzinare grano, cereali e derrate alimentari in previsione di periodi di siccità, i suoi vicoli e soprattutto i suoi colori.

Il blu del cielo, l’arancio delle case, il verde dei palmeti e i mille colori delle bancarelle creano contrasti che da soli valgono una visita. 

L.D.

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